L’antica civiltà Khmer ebbe il suo periodo di massimo splendore fra il 10° e il 13° sec., quando l’impero di Angkor giunse a controllare gran parte dell’Indocina. La decadenza e le lotte dinastiche dei secoli successivi portarono a un drastico ridimensionamento e a una crescente subordinazione del regno all’egemonia siamese e vietnamita, che perdurò fino all’avvento del protettorato francese (1863), seguito dall’inserimento della C. nell’Indocina Francese. Il mantenimento di un’autorità, sia pure esclusivamente cerimoniale, per la dinastia regnante contribuì a impedire la nascita di un movimento nazionalista nel paese e soltanto le vicende connesse con l’occupazione giapponese (1941-45) dell’Indocina posero le premesse per una graduale uscita della C. dal regime coloniale.
Sotto la guida di Norodom Sihanouk (re dal 1941) la C. ottenne l’indipendenza (1954) e il totale controllo sulla vita politica del paese passò al movimento politico Comunità socialista popolare, costituito da Sihanouk. Il regime si ispirava a una sorta di ‘socialismo buddhista’, fortemente legato alla tradizione. Sul piano internazionale, Sihanouk perseguì una politica di non allineamento, cercando soprattutto di mantenere il paese al di fuori del conflitto vietnamita.
Nel corso degli anni 1960 si deteriorarono i rapporti con gli USA (fino alla rottura delle relazioni diplomatiche) e si verificò una crescita dell’influenza comunista tra le masse contadine che, a partire dal 1967-68, sfociò nello sviluppo di un movimento di guerriglia nelle campagne (Khmer rossi). Deposto da un colpo di Stato di destra, capeggiato dal generale Lon Nol (1970), Sihanouk si rifugiò in Cina, dove formò, insieme ai Khmer rossi, un Fronte unito nazionale della C. (FUNC).
Dopo cinque anni di guerra condotta con l’appoggio di nordvietnamiti e vietcong, nel 1975 i Khmer rossi si impadronirono del potere e il loro leader, Pol Pot, divenne primo ministro. La disastrosa situazione ereditata dalla guerra, le drastiche misure adottate dal nuovo governo nel tentativo di farvi fronte (in particolare, il trasferimento forzato della maggior parte della popolazione urbana nelle campagne) e la feroce repressione provocarono un enorme numero di vittime. Contemporaneamente si deteriorarono i rapporti tra il movimento comunista vietnamita e Pol Pot, che temeva una nuova egemonia vietnamita. Cina e URSS esercitavano la loro influenza sulla regione appoggiando rispettivamente la C. e il Vietnam, finché l’invasione massiccia della C. da parte delle truppe di Hanoi portò al rovesciamento del governo di Pol Pot (1979) e alla proclamazione della Repubblica popolare di Cambogia.
Alla dominazione vietnamita i Khmer rossi reagirono con la creazione di un Governo di coalizione in esilio della C. democratica, con Sihanouk presidente, dando vita a un’intensa attività di guerriglia. A partire dal 1986, tuttavia, il miglioramento dei rapporti fra Cina, URSS e USA favorì un graduale processo di distensione e un progressivo disimpegno vietnamita dalla C., culminato nel 1990 con il ritiro delle truppe vietnamite da Hanoi e con la formazione (1991) di un Consiglio nazionale supremo, formato dai rappresentanti delle diverse fazioni e presieduto da Sihanouk.
Le elezioni del 1993 furono vinte di misura dal Fronte unito nazionale per una C. indipendente, neutrale, pacifica e cooperante (FUNCINPEC), espressione dei seguaci di Sihanouk, il quale salì nuovamente al trono subito dopo l’approvazione di una nuova Costituzione che trasformava la C. in una monarchia costituzionale.
Negli anni 1990 e nei primi del decennio successivo si sono susseguiti una serie di governi di coalizione formati dalle due forze principali: FUNCINPEC e PPC (Partito popolare cambogiano). Nel 2003 il governo cambogiano e i rappresentanti delle Nazioni Unite si sono accordati per creare un tribunale congiunto per mettere sotto processo i leader del regime di Pol Pot. Nel 2004 Sihanouk ha lasciato il trono al figlio Norodom Sihamoni.
In seguito alle elezioni del 2003, Hun Sen - che dopo le consultazioni del 1993 aveva diviso il potere esecutivo con Sihanouk e nel 1997 aveva assunto con la forza il controllo del Paese, vincendo le successive elezioni del 1998 - è diventato primo ministro a capo di un governo di coalizione, incarico confermatogli dopo il successo del suo partito, il PPC, alle elezioni del 2008, alle quali ha conquistato 90 seggi su 123 alla camera bassa del parlamento. Alle elezioni legislative tenutesi nel luglio 2013 il PPC si è autoproclamato vincitore, sostenendo di aver raggiunto la maggioranza assoluta ottenendo 68 seggi contro i 55 aggiudicatasi dalla principale forza politica di opposizione, il Partito del salvataggio nazionale, il quale ha respinto tali risultati e chiesto indagini per accertare eventuali irregolarità. Nel luglio 2014 i due partiti hanno trovato un accordo basato su un processo di riforme.